
Essere giovani oggi è difficile, quando si finisce la scuola dell’obbligo si è di fronte ad una scelta importante, c’è che sceglie lo studio e chi il lavoro.
Qualunque sia la decisione presa bisogna confrontarsi con i desideri, le fantasie, i progetti che fino a quel momento avevano accompagnato il nostro essere prima bambini e poi adolescenti, quel sentire di non avere limiti e di avere mille possibilità davanti.
Purtroppo la realtà è diversa. Il mondo del lavoro per i giovani è complesso rispetto alle aspettative, non siamo gli unici che aspirano a ricoprire un determinato ruolo. Per una determinata posizione vengono richieste competenze ed esperienze che ancora non sono nel bagaglio di chi affronta per la prima volta il mondo del lavoro. Non tutti possediamo la grinta, la sfrontatezza, l’impudenza di certe persone che si buttano nelle situazioni senza porsi troppe domande e non pensando alle conseguenze. Che cosa fare? Rintanarci nelle nostre case aspettando che qualcosa magicamente possa cambiare?O tentare di raggiungere comunque i nostri sogni?
Anche chi ha deciso di continuare a studiare non si trova in una situazione migliore. L’università è un mondo competitivo, i professori non riescono a seguire un numero di studenti che è decisamente elevato. I compagni di corso non sono o non riescono ad essere disponibili ad aiutare i colleghi che restano indietro. I meno preparati, quelli che necessitano di riempire i buchi culturali lasciati dal percorso di studio appena terminato o che hanno difficoltà ad adattarsi alle nuove regole che governano lo studiare e il dare esami all’università sono lasciati indietro o hanno difficoltà a chiedere aiuto.
Ci sono da una parte delle difficoltà oggettive date dal trovare lavoro, dall’imparare determinate mansioni o dallo studiare a cui si assommano i problemi personali. Questi sono caratterizzati da una bassa autostima, un senso dell’identità ancora in via di definizione e che deve consolidarsi, dalla paura di confrontarsi con il mondo esterno e in particolare con gli “Altri”. Questa parola la metto in maiuscola perché costituisce qualcosa di grande, difficile da fronteggiare, che rende ancora più grandi e difficili da affrontare le nostre paure e insicurezze.
Il terapeuta deve sostenere i giovani nell’affrontare gli ostacoli che il processo di crescita e sviluppo pone di fronte. Questo avviene attraverso una maggiore consapevolezza di sé e dei propri mezzi, lavorando sulle risorse presenti e sulle capacità positive e sane, ridimensionando le reazioni di angoscia. Queste reazioni potrebbero minare l’autostima e potrebbero prendere vie di passaggio all’azione con comportamenti socialmente non accettati o che possono causare problemi di salute a chi ne è vittima.
Durante gli incontri psicoterapeutici il racconto della propria storia di fronte ad una terza persona permetterà di riappropriarsi del percorso fin qui compiuto. Questo avverrà guardandolo nella giusta prospettiva, ridimensionando il peso degli Altri che riacquisteranno la loro dimensione umana e per questo fallibile. Si scoprirà che anche loro sono dotati di aspetti di fragilità e tenerezza.
Confrontarsi all’interno di un colloquio professionale di tipo psicologico/psicoterapeutico o all’interno di un gruppo di terapia o di sostegno permette di acquisire, attraverso il confronto e l’esperienza, un nuovo modo di affrontare la realtà. Verranno ridimensionate le problematiche, riorganizzate la conoscenza di se stessi e del modo esterno. Si arriverà a dare un senso ed un significato a quello che si sta vivendo nel presente, rimodulando le prospettive future in una cornice più reale.
Se state attraverso un momento di difficoltà e volete cercare di trovare delle risposte alle domande che vi state ponendo potete contattarmi qui, sono presente a Buccinasco o in modalità online.