Il sogno ha affascinato sempre tutte le generazioni che si sono succedute dai tempi antichi. Chi almeno una volta nella vita ha tenuto a mente un sogno fatto in un momento importante della sua vita? O che è diventato importante a seguito di quello che è accaduto dopo quel sogno? Sono pronta a scommettere che molti di Voi alzerebbero la mano.
Lo sapevate che alcune ricerche neuroscientifiche hanno calcolato che ciascuno di noi dedica al sonno circa 50.000 ore della sua vita, all’incirca 6 anni di vita. Questo ci dà l’idea del ruolo che ricopre questo aspetto nella vita in ciascuno di noi e della necessità di considerarlo e approfondirlo nel lavoro psicoterapeutico. I sogni non si presentano solamente nella fase così detta REM (rapid eyes mouvements) ma anche nelle altre fasi del sonno, e possono essere ugualmente intensi dal punto di vista emotivo e ricchi di particolari.
Il nostro cervello ha la caratteristica di avere un’attività elaborativa costante e di tipo prevalentemente inconscio. Presenta un’operatività continua, lavora incessantemente anche se noi non ce ne accorgiamo, come già sostenevano ai loro tempi Freud e Adler.
Freud considerava i sogni come l’espressione di desideri. Secondo la sua teoria pulsionale le pulsioni portavano alla formazione di materiale onirico legato ad elementi del presente e del passato. Elementi che nello stato di veglia l’individuo non avrebbe potuto considerare, per via di contenuti per lui inaccettabili.
La simbologia che Freud aveva riscontrato nei sogni aiutava le persone a non accorgersi di quello che i sogni coprivano. L’aspetto dei sogni legato a quella sensazione che rimane “addosso” al paziente al risveglio, e molto spesso lo accompagna nell’arco della giornata, può comunque far sorgere l’idea che quel sogno rappresenti qualcosa in più. Possiamo considerare il sogno come una coperta bella e colorata, la possiamo toccare, ma poi cosa si nasconde sotto di lei?
Anche per Adler i sogni necessitavano di un’interpretazione proprio per questa loro caratteristica simbolica. La teoria individuale psicologica si discosta però profondamente dalla teoria delle pulsioni, in particolare per il ruolo che ricoprono i simboli e la loro interpretazione. Secondo questa teoria il sogno va sempre ricollegato a quella determinata persona, alla sua cultura di appartenenza, alla società nella quale è immersa, ai rapporti che ha instaurato con essa, al particolare momento di vita che attraversa e alle sue personali esperienze. In questa logica potremmo definire il sognatore un giocatore che si allena a rivestire un dato ruolo, preparando la strada perché quello che desidera si avveri.
Nel sonno e nei sogni non vi sono contatti con l’esterno e questo ci isola dall’esterno, anche se in realtà non completamente. Ecco che nel sogno il paziente, è come su di una navicella spaziale impostata sui propri parametri personali, a cui la coscienza accede in modo limitato e che ci aiuta a navigare nello spazio, seguendo le coordinate che utilizziamo anche durante la veglia.
Il sogno costruisce un ponte verso il futuro, necessario a portare il sognatore verso obiettivi attuali o che sta ipotizzando, incoraggiandolo o meno nel raggiungimento di alcune mete. Le finzioni oniriche sono costruzioni utili all’individuo visto che legano l’individuo al proprio passato e lo proiettano, attraverso i resti delle emozioni che lasciano al risveglio, verso il futuro. Il sogno ci consente di costruire un ponte verso il futuro, ci consente di vedere come la persona si pone di fronte ai problemi e come li risolve. Il sogno è un acceleratore di emozioni nel senso che le intensifica e le rende più vive e reali.
Basti pensare che quelli che si definiscono cattivi sognatori, ossia quelle persone che dicono di non ricordare i propri sogni, molte volte portano con sé durante tutta la giornata delle sensazioni molto reali legate al riposo notturno.
Può essere veramente interessante per le persone portare in terapia i propri sogni. I sogni sono elaborazioni molto complesse, non sempre è possibile comprenderli subito, la loro interpretazione può essere rimandata e si possono riprendere anche in più sedute.
Va sempre ricordato che la psicoterapia è collaborazione e come tale deve essere considerata l’interpretazione di un sogno. Quando la persona racconta un sogno è importante comprenderlo a fondo e mettere a fuoco quanto è stato vissuto nel sogno. Bisogna cercare di distinguere il sogno da quanto è stato pensato successivamente. Questo sia per quanto riguarda il significato che per le caratteristiche aggiunte in seguito.
In un sogno vanno tenuti in considerazione molti elementi:
- In che momento della propria vita è stato fatto.
- L’ambiente del sogno o della scena del sogno.
- Le persone presenti o meglio gli attributi-persone, infatti molto spesso i personaggi del sogno sono parti di sé.
- La dinamica, l’azione e la storia del sogno.
- La presenza di animali.
- Le emozioni vissute e simbolizzate.
- La trama, il dramma, gli accadimenti.
- Il Finale ossia come viene risolta la problematica.
- Gli scopi consci e inconsci del sogno. Il sogno mette in campo dei problemi ed è un modo di comunicarlo a se stessi.
A questo punto si pone il problema dell’ interpretazione di un sogno così come la intende la psicoterapia adleriana e di conseguenza come la intendo io. In base alla mia esperienza personale e professionale è un lavoro di condivisione.
Nei sogni non s’inventa nulla ma si cerca di mettere alla prova delle ipotesi attraverso il confronto. In più la collaborazione in psicoterapia è in genere un’esperienza terapeutica molto forte che le persone non hanno mai fatto. L’esperienza di essere sullo stesso piano per raggiungere uno scopo comune e in cui il contributo del paziente è vitale e preponderante su tutto il resto.
Questo da la sensazione tangibile e reale di avere in mano la propria vita e di poterla guidare. La comprensione dei sogni in ottica adleriana non è un esercizio di stile o un modo per esibire il proprio talento e capacità di psicoterapeuti, dimostrando in modo plateale, in una logica di superiorità e distacco verso il paziente che noi abbiamo in mano il sapere e la conoscenza. Anche sotto questo aspetto il sogno si trasforma nell’opportunità di collaborare insieme, trovando dei significati condivisi, calati nella realtà del paziente. Le metafore e i simboli utilizzati non sono semplicemente appartenenti ad un inconscio collettivo cioè a qualcosa che appartiene a tutti, ma possono essere messi in relazione con le esperienze personali e di vita e come tali non presi in modo acritico e ideologico ma posti in discussione. Questa modalità di vivere la psicoterapia insieme, in una logica di cooperazione e collaborazione psicoterapeuta permette alla persona di allargare i propri orizzonti sia esteriori che interiori. Rende l’Altro parte di qualcosa di più grande, sicuramente meno controllabile e sicuro, ma affatto noioso e ricco di opportunità da cogliere. Questo è il mondo in cui dovremmo vivere e in cui essere immersi.
Per favorire il ricordo dei sogni appuntateveli su un taccuino o scriveteli sul telefono appena svegli. Cercate di prestare attenzione allo stato d’animo che avevate nel sogno e poi al risveglio. Se volete provate a trasformarli in immagini come faceva Fellini. Questi materiali potranno esservi utili non solo nell’immediato ma in fasi successive della vostra vita.
Per aiutarvi e sostenervi sono disponibile per un colloquio, potete contattarmi qui, sono presente a Buccinasco o in modalità online.