Siamo ancora qui

Siamo di nuovo qui

Siamo ancora qui a parlare della pandemia e di una nuova ondata che sta travolgendo le nostre vite. Tutto ciò avviene a livello individuale, sociale, lavorativo ed economico.

Siamo ancora qui durante questa seconda ondata della pandemia che porta con sé gli strascichi della prima. Dal punto di vista psicologico si è evidenziato nella popolazione un incremento del disturbo post traumatico da stress, di problematiche relative all’ansia, alla depressione, alla rabbia, ai disturbi del sonno e all’uso di sostanze.

Per quanto riguarda l’origine di certe problematiche si parla di una vulnerabilità legata a caratteristiche genetiche. Questo però non significa che chi ha determinate caratteristiche svilupperà il problema.

I fattori ambientali, ossia gli effetti che ha portato la pandemia, giocano un ruolo determinante nell’emersione o nello sviluppo di problemi psicologici. La potenza, l’imprevedibilità, lo stravolgimento introdotto nelle nostre vite dalla pandemia, ci ha fatto confrontare con emozioni e sentimenti negativi.

La perdita del lavoro, il lutto per una persona cara, le frustrazioni di una libertà limitata, le perdite economiche, la fatica ad immaginare un futuro diverso da quello attuale. Tutto ciò ci ha portato a non vivere pienamente quello che ci accadeva. Le persone si sono fatte trascinare dalla corrente, nell’attesa che un cambiamento sarebbe arrivato dall’esterno.

Vivere alla giornata, con poca attenzione per le situazioni di disagio vissute dalle altre persone, con la sola speranza di ritornare ad una situazione di normalità. Mettersi alle spalle quello che sta accadendo non è un atteggiamento che porta ad esiti positivi.

Le emozioni e i sentimenti che si vogliono nascondere, per non vedere che il mondo è cambiato e così noi, risaliranno prima o poi in superficie e ci chiederanno il conto.

Come spiega in un’intervista recente Daniela Lucangeli, scienziata e docente di psicologia, l’uomo vive costantemente dei flussi interiori in cui si alternano gioia e paura. Quello che possiamo fare è capire e insegnare ai bambini il significato di queste emozioni. Dobbiamo dar loro un nome ed esprimerle senza la paura di essere giudicati.

Questo porta ad una maggiore consapevolezza di noi stessi e alla scoperta di potenzialità non espresse.

Condividere non solo le informazioni ma anche la parte emotiva con le altre persone ci aiuterà a diventare più consapevoli di noi stessi. Questo ci porterà sulla strada della guarigione e ci porterà a stare meglio.

Se avete necessità di affrontare un momento di difficoltà potete contattarmi qui, sono presente a Buccinasco o in modalità online.